Al termine dell’esercizio, al fine di addivenire ad una corretta esposizione in bilancio, le diverse circostanze che possono comportare la rettifica di fatture di acquisto già registrate devono trovare una giusta rappresentazione contabile. Quanto sopra in ossequio, tra l’altro, alle disposizioni del codice civile secondo cui i costi della produzione devono essere indicati nel conto economico al netto di resi, sconti, abbuoni e premi. Questa guida si propone, appunto, di individuare le registrazioni contabili atte a rettificare i predetti componenti economici negativi.
L’art. 2425-bis del codice civile prevede che i ricavi e i proventi, i costi e gli oneri devono essere indicati al netto dei resi, degli sconti, abbuoni e premi, oltre che delle imposte direttamente connesse con la vendita dei prodotti e la prestazione dei servizi. Alla luce del disposto normativo sopra indicato, in sede di chiusura di esercizio diviene necessario apportare alle voci da iscrivere nel conto economico le dovute rettifiche, atte a fornire una rappresentazione in bilancio confacente al predetto dettame civilistico.
Le rettifiche concernenti la fatturazione degli acquisti, possono essere imputate alle seguenti motivazioni, resi a fornitori; rettifiche per errori di fatturazione; annullamento della fattura; abbuoni quantitativi o qualitativi. Nel seguito vengono fornite, per ciascuna delle suddette fattispecie, informazioni in ordine alle scritturazioni di contabilità generale da effettuare al fine di addivenire ad una corretta rappresentazione contabile delle fattispecie medesime.
I resi di materie a fornitori possono essere dovuti a diverse circostanze, come ad esempio: caratteristiche del prodotto non conformi a quelle previste contrattualmente, quali ad esempio deficienze qualitative (ovvero consegna di merci affette da vizi o difetti, prodotti non conformi al campione); ritardi nelle consegne; inadempienze contrattuali di altra natura, che non possono essere sanate mediante un mero abbuono attivo.
Nel caso in cui si verifichi una delle predette evenienze, l’azienda richiede al fornitore l’emissione della nota di accredito (nella quale va applicata la medesima aliquota IVA utilizzata nella fattura originaria), oppure l’impresa creditrice emette una nota di debito al fornitore.
Gli errori di fatturazione possono assumere una duplice natura, visto che possono essere insanabili oppure parziali:nel primo caso generano l’annullamento della fattura mentre nel secondo possono essere superati attraverso la richiesta al fornitore di una nota di credito. Nella nota di credito, come nel caso visto al punto precedente, deve essere applicata l’aliquota IVA esposta nella fattura originaria, mentre da un punto di vista contabile devi procedere alla rettifica del componente di reddito inizialmente movimentato. Per dettagli è possibile vedere questa guida sulla nota di credito. Nel caso in cui, invece, l’errore di fatturazione riguardi l’omissione di un importo imponibile, la normativa fiscale richiede al fornitore di emettere una fattura integrativa.
In genere, gli abbuoni qualitativi o quantitativi si manifestano quando vengono rilevate quantità inferiori a quelle fatturate, oppure una qualità inferiore a quella pattuita in sede di stipula del contratto. In queste circostanze, se la merce non viene resa bensì trattenuta, si ha diritto ad un abbuono ed il venditore emette, solitamente, una nota di accredito, con la stessa aliquota IVA dell’operazione originaria. Qualora l’abbuono si riferisca ad una minore quantità, è necessario verificare la quantità rilevata dalla contabilità analitica di magazzino, adeguando eventualmente le quantità effettivamente entrate a quelle risultanti in giacenza virtuale.
Premi di quantità. La fattispecie in esame concerne i cosiddetti premi di quantità che vengono concessi, in genere, quando l’azienda acquista da un medesimo fornitore una determinata quantità di merce, al fine di fidelizzare la clientela. Da un punto di vista contabile, i premi possono essere trattati come gli abbuoni, in quanto si manifesta una diminuzione del debito verso fornitori ed una rettifica dei costi di acquisto. I premi di quantità sono assoggettati alle stesse aliquote IVA dei beni ai quali si riferiscono.