Il settore finanziario (tradizionalmente costituito da intermediari, mercati e servizi finanziari regolamentati) si popola di un nuovo attore che sono le imprese FinTech e subisce le minacce di quelle che sono definite imprese TechFin. Le imprese FinTech (financial technology companies) nascono avendo quale fine l’offerta in via esclusiva di servizi finanziari; le imprese TechFin (preexisting technology and e-commerce companies) sono società originariamente sviluppatesi nel settore tecnologico o distributivo che hanno successivamente ideato servizi finanziari.
Esempi di imprese FinTech in Italia sono Satispay e Credimi.
Satispay offre un servizio di mobile payment basato su un network alternativo alle carte di credito e debito. Disponibile per iPhone e Android,, può essere utilizzato da chiunque abbia un conto corrente bancario per scambiare denaro con i contatti della propria rubrica telefonica e pagare nei punti vendita ed e-commerce convenzionati. Per gli utenti il servizio è completamente gratuito, non ci sono costi di iscrizione, di invio o ricezione pagamenti. Per gli esercenti aderenti al servizio non sono previsti costi di attivazione o canoni mensili ma soltanto una commissione fissa di 0,20 € per i pagamenti superiori a 10 €: tutti gli incassi inferiori a questa soglia non hanno alcuna commissione. Satispay consente anche di migliorare l’esperienza del cliente, rendendo più rapido ed efficiente il pagamento e riducendo i tempi di attesa alla cassa. Satispay è stato accolto come sistema di pagamento sia da piccoli negozi che da grandi brand. Tra questi ultimi, ci sono Esselunga, Coop, Eataly, Pam, Yamamay, Motivi, Trenord, Benetton, Caffè Vergnano, Venchi, Grom.
Credimi è una società specializzata in factoring digitale. Le imprese possono cedere a Credimi il credito relativo a fatture commerciali, per anticiparne il pagamento. Tutto avviene via Internet, senza alcun documento cartaceo, in pochi minuti. Credimi riceve la richiesta, valuta i rischi con dati tradizionali (gli stessi delle banche tradizionali) e algoritmi proprietari e fornisce entro 3 giorni una risposta con indicazione di finanziabilità e costi.
Le imprese FinTech non rappresentano una “nuova industria”, ma costituiscono una nuova componente dell’industria finanziaria, che mette in discussione i business model tradizionalmente adottati dai cosiddetti incumbent, ovvero dagli intermediari finanziari assoggettati a regole di vigilanza. Con questi operatori, le banche possono sviluppare accordi e relazioni per l’adozione di soluzioni tecnologiche innovative.
A rappresentare una minaccia per gli istituti tradizionali sono invece le imprese TechFin. Esempi di imprese TechFin sono Google, Amazon, Apple, Alibaba, Tencent, Paypal, Square, ecc. A livello globale il numero di utenti di soluzioni di pagamento offerte da colossi digitali quali Apple, Samsung e Android sono aumentati dal 2014 al 2016 da 18 a 144 milioni (Panetta, 2017). Ad esempio, Amazon Lending, il servizio di finanziamento alle imprese che usano la piattaforma di Amazon per le vendite, nel 2018 ha erogato crediti per oltre 3 miliardi di dollari, valutando le richieste in 24 ore. Queste imprese rappresentano una minaccia per gli incumbent non solo per la complementarità che esiste tra la piattaforma on line, la domanda di credito delle imprese operanti sulla piattaforma e l’uso di strumenti di pagamento digitali, ma anche per l’ ampia liquidità che queste grandi società tecnologiche hanno a disposizione.
Accanto a queste imprese nuove entranti (FinTech e TechFin) un ruolo importante è occupato dalle aziende del settore tecnologico (technology companies; Tech, ma non Fin) che sviluppano servizi e applicativi utili per le attività finanziarie. Queste imprese, a differenza delle altre, non operano in concorrenza con gli operatori storici (gli incumbent), ma anzi possono agire, nella veste di fornitori o partner, a supporto del loro sviluppo tecnologico ed operativo.
Con riferimento al contesto italiano, secondo i dati dell’Osservatorio Fintech del Politecnico di Milano, nel 2018, il 25% degli italiani ha utilizzato servizi FinTech. Gli italiani hanno sfruttato il “mobile payment” (16%), i servizi per gestire il proprio budget (15%) e per i trasferimenti di denaro “peer to peer” (12%). Complessivamente, gli italiani restano affezionati agli operatori tradizionali dal momento che il 65% affiderebbe i suoi risparmi alle banche. Tuttavia, risulta in aumento il numero di utenti che affiderebbe i suoi risparmi ad operatori non tradizionali come: associazioni di categoria (14%), startup (12%), siti di e-commerce, catene di supermercati e aziende internet (10%), produttori di smartphone e operatori di telefonia (8%).
Per quanto riguarda le imprese, il 55% delle Pmi utilizza uno smartphone nelle interazioni con le banche. Tuttavia, il canale preferito dalle Pmi rimane la relazione personale (filiale o consulente) per la richiesta di tutti i prodotti finanziari, dall’anticipo fatture (54% di chi utilizza) agli strumenti di previsione dei flussi di cassa (78% di chi utilizza).
Occorre, tuttavia, considerare che la digitalizzazione delle abitudini sia di utenti privati che di imprese è destinata a diventare sempre più pervasiva e ad avere conseguenze permanenti sulla domanda di prodotti e servizi e, quindi, anche di servizi finanziari.
La diffusione dell’innovazione tecnologica, soprattutto in ambito digitale, impone adeguamenti e richiede una risposta strategica da parte delle istituzioni finanziarie non solo per rispondere alle esigenze dei clienti, privati e imprese, ma anche (come si è detto) per l’ingresso nel mercato di start-up tecnologiche, dei giganti della tecnologia informatica e dei social media (quelle che sono state definite TechFin).
Mentre, infatti, le startup del FinTech possono rappresentare un’opportunità per fare innovazione congiunta, dai big digitali provengono importanti minacce dovute ai milioni (se non miliardi) di loro utenti; alla possibilità di sfruttare big data legati alla loro clientela; all’enorme liquidità di cui sono in possesso e che possono sfruttare per offrire servizi finanziari.